“Io sono il Sé che risiede nel cuore di tutti gli esseri, io sono l’inizio, il centro e la fine degli esseri”
Anahata significa non colpito, riferito al suono mistico, quella sottile vibrazione che nasce all’interno da sola, senza alcuna induzione, senza che qualcosa l’abbia provocata, non percepibile dall’orecchio umano, senza inizio né fine: la vibrazione cosmica.
Nell’antica tradizione tantrica, che contempla il sistema dei chakra (vortici di energia), Anahata è il quarto dei sette chakra principali situati all’interno della colonna vertebrale, ed è collocato al centro del petto, in corrispondenza della ghiandola del timo.
Il simbolo tradizionale di Anahata ha dodici petali, in ciascuno dei quali vi è scritta una lettera in sanscrito. All’interno si trovano due triangoli intersecati che, creando una forma esagonale, rappresentano sia l’elemento aria, vayu, associato al chakra del cuore, sia l’unione tra Siva, il triangolo con la punta verso l’alto rappresentante la coscienza, e Sakti, il triangolo con la punta verso il basso, rappresentante la creatività.
Nella parte centrale dell’esagono è situato il bija mantra yam.
Collocato proprio nel centro di Anahata si trova il dio Isha, il Signore nella sua forma onnipervadente, luminoso come il sole.
Molte volte troviamo anche rappresentata, sempre al centro, l’akhanda jyoitir, la fiamma eterna, non vacillante che simboleggia jivatma, l’anima individuale.
L’antilope sta a simboleggiare la coscienza vigile e attenta, senza la quale si corre il rischio di uscire, di cadere dallo stato di Anahata senza avere più la possibilità di farvi ritorno.
Si dice inoltre che, sotto il loto principale di Anahata, ve n’è situato uno minore con i petali rossi che contiene il kalpa taru, l’albero che esaudisce i desideri più profondi.
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